Percorrendo la strada che va da Trapani a Marsala, detta “La Via del Sale” il visitatore non può non ammirare le straordinarie saline, luogo simbolo del nostro territorio, perché la coltivazione del sale costituisce una delle principali attività del nostro export e specialmente negli ultimi anni anche un’attrattiva turistica di notevole importanza.
Anch’io che sono trapanese non posso non rimanere affascinato dalla bellezza di questi luoghi, che dal 1995 fanno parte di una Riserva Naturale, gestita dal WWF Italia. E’ possibile percorrere in alcuni tratti della Via del Sale, lunga circa 29 km, anche a piedi, grazie alla costruzione di una pista ciclabile, che costeggia l’itinerario delle saline.
All’interno della riserva ho visitato il Museo del Sale, che ha origini non molto lontane. Esso è stato inaugurato nel 1986 grazie all’intraprendenza della famiglia Culcasi, proprietaria di un vecchio mulino vicino alla salina di Chiusicella, la quale, accogliendo un semplice suggerimento, trasformò quella struttura in un museo delle tradizioni salinare.
Dopo averla ristrutturata, i Culcasi si sono prodigati di arredarla con gli attrezzi tipici del mestiere del salinaro: pale, mazze, ceste, corde e carriole. Nulla è lasciato al caso, e poi ogni altro dettaglio, che ripercorre nella memoria le tradizioni di un tempo, risalta subito agli occhi di tutte quelle persone, che non si sono mai chieste come il sale, tipico e comune condimento della nostra cucina, venisse prodotto. Ci sono anche tante vecchie foto in bianco e nero, che testimoniano un lavoro, che coi tempi si è adeguato allo sviluppo delle nuove tecnologie.
Accanto alle saline di Marsala si trova l’isola di Mozia, che nel corso della sua storia divenne un punto strategico per la città di Cartagine. Essa fu probabilmente interessata dalle esplorazioni dei mercanti-navigatori fenici, che si spinsero nel Mediterraneo, poiché fu un punto d’approdo ed una base commerciale tra le più importanti.
L’importanza di Mozia cominciò a diminuire con la fondazione di Lilibeo, ma la sua distruzione risale nel 397 a.C. ad opera del tiranno di Siracusa Dionisio, che la conquistò e la distrusse. Mozia torna alla luce ad opera di Giuseppe Whitacker, che nel 1875 iniziò nell’isola una vasta opera di scavi, rinvenendo numerosi reperti fenici, che sono oggi conservati nel museo omonimo, gestito dalla Fondazione a lui dedicata, che è anche la proprietaria dell’isola.
Sono posti che vi consiglio di visitare e non abbiate paura se avete una mobilità ridotta o accompagnate persone in carrozzina, perché sia le saline di Trapani che quelle di Marsala presentano dei percorsi fruibili alle persone disabili, così come anche l’isola di Mozia.