Di Mozia ti colpisce subito l´odore. Chi come me è nato in questo territorio riconosce subito questo odore: è un misto di terra, argilla e salsedine. E´ l´odore delle saline, dei campetti di calcio improvvisati sui terreni prosciugati, delle corse in bicicletta nelle terre di nessuno, lontanissimi da casa, eppure a 100 metri da esse. E´ l´odore della Sicilia Occidentale.
Questo odore lo percepisci già da subito arrivati all´imbarcadero dove una gentile signorina ci fa il biglietto per il trasporto (5 euro a pesona) e ci chiede di attendere il prossimo traghetto che arriverà da lì a 10 minuti. All´imbarcadero c´è un bar dove poter sostare, un negozio di souvenir ed una visita all´interno del mulino. Ma lo spettacolo migliore e per giunta gratuito lo offre la salina Ettore Infersa nella quale ci troviamo che ci regala panorami unici a 360° E´ tutto un tripudio di mulini e di pozze sopra le quali, un uccellino ci delizia in planate e tuffi nell´acqua alla ricerca di qualche preda. L´animale, con fare da protagonista svezzato, si piazza a pochi metri dalle nostre teste tenendosi sospeso nell´aria sfruttando le correnti e non appena vede qualche preda guizzare sulla superficie dell´acqua, si butta a capofitto sfiorando il canale e volteggiando tutto tronfio con la sua preda in bocca.
Passati i 10 minuti, ecco arrivare il nostro traghetto con il suo tipico borbottio, gorgogliando pigro e lento verso la nostra postazione sulla quale plana esperto fino ad andare ad appoggiarsi delicato sui parabordi dell´imbarcadero dove accoglie i turisti per trasportarli sull´isola di San Pantaleo, Mozia.
Il tragitto dura circa 10 minuti e permette di poter avere una visuale d´insieme molto piacevole sulla costa della provincia di Trapani con gli onnipresenti mulini e l´isola di Mozia che si avvicina man mano che il battello ondeggia sui flutti bassi. Infatti, essendo lo specchio d´acqua molto riparato, difficilmente soffrirete il mal di mare in quanto le onde sono molto basse ed il tragitto è abbastanza breve. Non tanto da non permettervi di godervelo, non troppo poco da annoiarvi per l´eccessiva lunghezza della traversata.
Una volta sbarcati sull´isola seguite l´unico vialetto che vi porterà verso il centro abitato ed il museo dove potrete fare il biglietto (9 euro a persona) che vi permetterà libero accesso all´isola ed al museo Whitaker. Per chi volesse, all´imbarco, sarà possibile trovare qualche guida turistica che vi accompagnerà (ovviamente si tratta di un extra) spiegandovi tutte le caratteristiche e le curiosità sull´isola, sulle rovine e sugli antichi abitanti.
Percorrendo quindi il vialetto principale si arriva al "baglio" dove è sita una chiesetta, il museo di Mozia e la casa dove riposò Garibaldi durante l´impresa dei 1000.
Il museo contiene reperti per lo più ritrovati sull´isola e risalenti al periodo fenicio dall´VIII secolo a.c. fino alla sua distruzione, ad opera del tiranno di Siracusa Dionisio nel 397 a.c. La maggior parte sono vasellame ed utensili da lavoro, soprattutto tessili: aghi, pesi per telai etc. Vi è una discreta collezione di ossa animali, probabilmente di origine sacrificale in quanto sull´isola era diffuso il culto di Baal Hammon che, appunto richiedeva sacrifici animali ed umani per il culto. Proprio per questo motivo, sempre nel museo è possibile osservare una vasta collezione di cippi e urne funerarie dedicati alle decine e decine di bambini e giovani che furono appunto sacrificati a questa divinità fenicia durante il periodo di sfarzo di questo avamposto.
Molto interessanti, nel museo sono 2 reperti: la maschera ghignante che vedete in alto che ha una storia molto affascinante e triste. Infatti, i genitori, dovendo sacrificare i propri figli alla divinità, non potevano mostrare dolore ma orgoglio per la scelta. Di contro, l´infinita tristezza per il sacrificio esisteva nei cuori dei genitori e sicuramente traspariva dal loro volto. La maschera ghignante rappresenta questa dualità di sentimenti: il sorriso di circostanza di fronte alla morte che incombe crudele sulla carne della propria carne e l´ineluttabilità degli eventi che generano umana disperazione.
L´altro reperto da vedere, e sicuramente quello dall´impatto scenico maggiore, è la statua del giovinetto di Mozia. Il reperto, ritrovato nei pressi della porta Nord dell´isola nel 1979, ha fatto letteralmente il giro del mondo ed è stato esposto in musei di tutto rispetto grazie alla sua eccellente fattura e l´imponenza che può vantare di fronte all´osservatore. Anni fa era posto all´ingresso del museo, su uno sfondo scuro che ne esaltava i lineamenti e le fattezze con un sapiente gioco di contrasti cromatici.
Quando siamo andati noi era posizionato tra 2 porte su sfondo bianco (come potete vedere nella foto) e questa soluzione, francamente, non ci ha convinto molto in quanto i dettagli della statua tendono a perdersi sul fondo bianco e le due porte laterali sono un elemento di disturbo troppo evidente nella linea visiva. In ogni caso, il giovinetto di Mozia è comunque un´opera importante della provincia di Trapani ed affascina sempre.
Conclusa la visione del Museo Whitaker ci si può addentrare alla scoperta dell´isola che è grande 45 ettari e la sua circonferenza può essere percorsa in circa un´ora di cammino. Essa è idealmente divisa in 2 parti: il centro abitato curato come un giardino e ben tenuto e il resto dell´isola molto selvaggia e naturale.
All´interno del museo troverete delle mappe fotocopiate da poter prendere per orientarvi nell´esplorazione dell´isola. Le mappe purtroppo non sono chiarissime in quanto, a furia di fotocopiare, sono riprodotte imperfezioni e macchie. Un altro appunto che ci sentiamo di fare alla fondazione che gestisce l´isola è quello di stampare delle mappe a colori con delle grafiche ben curate. Per esperienza possiamo affermare che un A4 a colori fronte/retro costa un paio di centesimi in più rispetto ad una mappa fotocopiata ma in termini di guadagno di immagine ha un valore incommensurabilmente maggiore.
(porta Nord)
Detto questo, i percorsi da fare sono sostanzialmente 2: il percorso a Nord della durata di circa 45 minuti e quello a Sud della durata di circa 30 minuti. L´isola presenta infatti diverse porte che anticamente si aprivano sulle fortificazioni circolari. Di queste, la più suggestiva e la meglio conservata è la porta nord che ci dà l´idea di attraversare il posto di blocco fenicio ed essere parte di quella storia che infiammò il Mediterraneo oltre 2000 anni fa.
Tra gli altri reperti, sull´isola abbiamo una casermetta, un paio di zone industriali dove con molta probabilità si produceva vasellame e tessuti, diversi centri abitati, una necropoli ed un Tophet (dove venivano deposte le ceneri dei sacrifici) ed ovviamente il Kothon o bacino sacro con annesso tempio di Baal Hammon.
A seconda del periodo, l´isola può essere afosa a causa di una vegetazione molto fitta sul lato nord che impedisce ai venti di penetrare in vaste aree di Mozia. Per questo motivo consigliamo di portare tutti quegli accorgimenti per evitare insolazioni: cappeli, riserve d´acqua nello zaino, crema solare. E´ pur vero che il centro abitato con annesso bar non sarà mai a più di 20 minuti di cammino, ma è meglio essere previdenti. I sentieri sono sconnessi e pietrosi. Anche qui consigliamo un paio di scarpe comode per fare trekking.
Il bar permette anche di poter mangiare qualche snack tipico oltre che essere fornito di gelati e bevande. Non è il bar più economico della Sicilia ma tutto sommato non è neanche il più caro.
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Buone vacanze e come si dice dalle nostre parti ... ´SSABBINIRICA!